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Affrontare la Vergogna in Terapia

2020-11-11 14:08

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Articoli, vergogna,

Affrontare la Vergogna in Terapia

Nel momento in cui ci si vergogna le emozioni di paura, rabbia e tristezza si alternano scatenando una forte crisi interiore.

La vergogna rientra tra le emozioni di base, è un’esperienza molto spiacevole che coinvolge l'individuo nella sua interezza. La vergogna è un’emozione fortissima, talmente forte che  è capace di provocare nella persona che la prova un cambiamento somatico. Le guance diventano rosse, il cuore batte forte ed il corpo resta bloccato. Nel momento in cui ci si vergogna le emozioni di paura, rabbia e tristezza si alternano scatenando una forte crisi interiore. E’ come se la vergogna dipendesse intrinsecamente dalle altre emozioni negative di base.  Anche se vorremmo fuggire non ci riusciamo.


Possiamo dire che la vergogna si presenta ogni volta che ci sentiamo osservati e giudicati dall'esterno e in quell’occasione ogni movimento, ogni respiro diventa controllato, giudicato (internamente a ritmo frenetico), cercando quanto più possibile di non fare ulteriori danni.


Ma a cosa serve la vergogna? Perché continua ad arrivare all'improvviso?  


La vergogna è un’emozione sociale, la sua dimensione è vissuta con l'altro a differenza del senso di colpa che rimane molto più una sensazione interna di cui l'altro non è reso consapevole. La vergogna, quindi, è una emozione che ci può servire a dare agli altri la possibilità di vederci nelle nostre fragilità. Se l'altro vede la nostra vergogna potrebbe aiutarci a non sentirci più così. Ci vergogniamo quando non ci sentiamo all'altezza di chiedere,  discutere, affrontare l'altro, perché crediamo che sicuramente falliremo.


Essenzialmente la vergogna nasce dalla perdita pubblica della propria immagine personale. E’ la classica situazione in cui si dice “che figuraccia che ho fatto”.


L’immagine che abbiamo di noi stessi è l'insieme delle conoscenze e delle valutazioni positive e negative che noi crediamo gli altri abbiano di noi.  L'immagine personale è molto importante poiché è alla base della nostra identità individuale e del nostro profilo di personalità, inoltre contribuisce in modo efficace a stabilire la nostra posizione sociale entro la rete dei rapporti interpersonali che intratteniamo con gli altri e con la società in generale. 


Alcuni studiosi hanno affermato che la vergogna è un problema di desiderabilità sociale poiché per ognuno di noi è naturale voler essere desiderabili da parte degli altri, voler essere stimati e apprezzati, sapere di occupare una posizione rilevante e significativa nella loro vita. Ovviamente nessuno vuole essere oggetto di derisione e vilipendio, è in gioco la presentazione di sè agli altri. Si tratta di un'operazione strategica poiché uno dei nostri scopi fondamentali è quello di far aumentare la frequenza ed il livello delle percezioni e delle valutazioni positive degli altri nei nostri confronti.  In questo modo noi acquisiamo un potere sociale sempre più rilevante nell’influenzare e nell’orientare i comportamenti e le decisioni altrui.


Nella vergogna abbiamo una caduta profonda del livello di autostima: non soltanto diciamo "chissà cosa penseranno di me", ma soprattutto "come mi sono ridotto, non sono capace neanche di fare questo". Questa compromissione della propria reputazione suscitata dalla trasgressione importante di norme di valori e di aspettative altrui che ci fa sentire profondamente inadeguati è fuori posto. Ci sentiamo una nullità.  


Qual è dunque la via d'uscita? Come affrontare la vergogna?  


A questa domanda possiamo, in parte, rispondere evidenziando l'importanza dell'autostima. Essa è fondamentale nella vita di ogni individuo poiché soltanto un buon livello di autostima consente di possedere un’identità valida e robusta, di mantenere un soddisfacente grado di efficacia e di vivere in una condizione di benessere psicologico.  Di contro invece un basso livello di autostima riflette una condizione permanente di inferiorità rispetto agli altri. Questa si manifesta con sentimenti di insicurezza e di ansia mostrando un continuo bisogno di approvazione e di conferma da parte degli altri. Ma anche chi ha un livello eccessivamente elevato di autostima può avere dei problemi poiché non riesce a tollerare le critiche degli altri, anche quando sono giuste, e può adottare comportamenti irrealistici o inappropriati, orientati alla prepotenza e alla prevaricazione.


L'autostima, in questo caso, può essere  vista come l'incontro fra la proposta soggettiva di ognuno di auto-percezione e quella di come ci sentiamo giudicati dagli altri.  Per definizione la vergogna compare tanto più spesso quanto più è autoritario e dogmatico il gruppo di appartenenza e quanto più si fa ricorso alla disapprovazione in diretta.


Il lavoro in psicoterapia sulla vergogna


In Psicoterapia quando si arriva a trattare la vergogna bisogna essere molto attenti e delicati perché si va incontro ad una delle più grandi fragilità della persona. E’ scontato dire che tutti abbiamo difficoltà a confidare qualcosa di cui ci vergogniamo e quindi, questo tema deve essere affrontato quando la fiducia interpersonale tra terapeuta e paziente è già ben strutturata, salda. Nonostante ciò quando si arriva a lavorare sulla vergogna possono emergere molte resistenze e difficoltà. Quando questo accade, bisogna rispettare i tempi della persona senza forzala ad affrontare qualcosa di potenzialmente minaccioso per la propria immagine. Un esercizio molto utile, in Psicoterapia della Gestalt, quando affrontiamo la vergogna può essere quello della “sedia vuota” ma anche il semplice immedesimarsi nei panni dell’altro in una situazione che ci fa sentire vergogna. E’ una tecnica quasi teatrale in cui ci si immedesima in una situazione in cui in passato è emersa la vergogna. In questo esercizio si cerca di percepire, sentire cosa l’altro pensa di noi e come noi possiamo rispondere o spiegare ciò che sentiamo. L’aspetto importante in questo esercizio è riuscire a dare al paziente una piccola sicurezza in più rispetto alla propria modalità di interazione, andando a migliorare la percezione della propria immagine in una determinata situazione. Il lavoro in terapia va inoltre incentrato sul miglioramento dell’autostima andando ad esaltare tutte le caratteristiche personali, valori, passioni, desideri, facendo sentire la persona vista ma non giudicata, accolta nella sua difficoltà e non derisa, aiutata e non esclusa.



Aspetti psicologici  dell'epidemia da Corona virus

L’epidemia di Coronavirus sta diventando giorno dopo giorno sempre più presente nella vita della popolazione di tutto il mondo. Inizialmente il virus Covid-19 si era diffuso solamente in una regione della Cina, ma lentamente si è spostato anche in altre regioni e nazioni del mondo. Ad oggi il mondo sembra avviarsi ad una fase di paralisi produttiva, economica e sociale.  Una influenza epidemica, come la Covid19, ha un potenziale significativo di “contagio psicologico”. In  un precedente studio effettuato sulla SARS è stato dimostrato che la minaccia percepita dell'epidemia ha causato uno stress (psicologico) significativo in molti individui provenienti anche da paesi non direttamente colpiti (Iancu et al. 2005).  La velocità con cui sono state chiuse le attività commerciali e lavorative in genere ha lasciato poco spazio alla possibilità di adattamento. Sono molte le persone che hanno riscontrato problemi di adattamento verso una vita più riservata, lontano dal contatto sociale e dalla vita come la conoscevano.  In questa situazione di reclusione in casa si fanno i conti con l'angoscia e la paura, non solo del contagio ma anche di rimanere soli, lontani dalle persone care. Ma non tutti gli effetti psicologici delle epidemie infettive sono negativi. Ad esempio, dopo l'epidemia di Ebola, i sopravvissuti hanno riferito che un effetto positivo è stato l'aumento della fede in Dio (De Roo et al. 1998).  Allo stesso modo, uno studio sulla popolazione di Hong Kong ha dimostrato che anche in presenza di alcune delle risposte psicologiche negative al virus, c'è stato un aumento di aspetti di coesione sociale tra alcuni gruppi. Dallo studio emerge che più del 60% degli intervistati ha dichiarato di tenere di più ai sentimenti dei propri familiari e più del 30% ha ritenuto che i propri familiari e/o amici fossero più solidali. Inoltre, più del 60% degli intervistati hanno prestato una maggiore attenzione al loro stato di salute mentale, ad esempio prendendosi più tempo per riposare o facendo esercizio fisico (Lau et al. 2006). Dunque, in questi momenti dovremmo porre l'attenzione a quanto è importante nella vita di tutti i giorni poter stare insieme, condividere esperienze anche solo salutarsi e stringersi la mano, gesti che abbiamo dato per scotanti ma che oggi ci mancano più che mai. Qunado questo periodo sarà finito dovremmo ricordarci di queste mancanze per rendere la nostra vita piena di contatto, di espeirenze nuove e condivise con le persone che in questo periodo ci sono mancate. Aristotele e molti altri dopo di lui hanno definito l'essere umano come un animale sociale, è la nostra natura, e dunque l'auspicio è quello di diventare più consapevoli dell'importanza delle nostre relazioni.

Bibliografia

De Roo A., Ado B., Rose B., et al. (1998). Survey among survivors of the 1995 ebola epidemic in kikwit, democratic republic of Congo: Their feelings and experiences. Tropical Medicine and International Health;3:883–885.

Iancu I., Strous R., Poreh A., et al.: Psychiatric inpatients reactions to the SARS epidemic: An Israeli survey. Isr J Psychiatry Relat Sci 2005;42:258–262.

Lau J.T., Yang X., Tsui H.Y., et al. (2006). Positive mental health-related impacts of the SARS epidemic on the general public in Hong Kong and their associations with other negative impacts. JInfect; 53:114–124.

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" Capii che un uomo, oltre a vivere per il proprio bene personale, deve inevitabilmente contribuire al bene degli altri: se dobbiamo prendere un paragone dal mondo degli animali [...] allora occorre prenderlo dal mondo degli animali sociali, come le api" ( Lev Tolstoj )

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